Verona. Tra i numerosi e importanti anniversari del 2025, Fondazione Arena ricorda il grande compositore del secondo Novecento italiano, Luciano Berio (1925-2003), a cent’anni dalla nascita. Dopo aver proposto nella scorsa stagione l’iconico “Rendering”, in cui Berio dialoga con frammenti sinfonici incompiuti di Schubert, Fondazione Arena lo omaggia con “Folk songs”, un viaggio nei canti popolari di diversi paesi nati da suggestioni originali, storie e tradizioni di quattro regioni d’Italia, di Stati Uniti, Armenia, Francia, Spagna, Azerbaigian, racchiusi in un unico ciclo del 1964 per voce e orchestra.
Il concerto, che doveva tenersi l’11 e 12 aprile, è stato riprogrammato per il 2 e 3 maggio. Biglietti e carnet sono in vendita, mentre biglietti già emessi e abbonamenti per l’11 e 12 aprile sono già validi rispettivamente per l’ingresso al concerto di venerdì 2 e sabato 3 maggio: non sarà quindi necessario cambiare il proprio biglietto/abbonamento, e i posti acquistati in origine sono confermati.
Sul podio il maestro ungherese György Györiványi Ráth, già applaudito a Verona, alla guida dell’Orchestra di Fondazione Arena in un programma che unisce il folk magiaro alla musica sinfonica del Novecento. Per Berio – autore, docente, direttore, pioniere della musica elettronica, eclettico sperimentatore e fondatore di istituzioni quali il Juilliard Ensemble, lo Studio di fonologia musicale Rai, il centro di ricerca Tempo Reale – Fondazione Arena propone “Folk songs”, scritti per Cathy Berberian, prima interprete e voce dell’avanguardia musicale, a Verona affidati al mezzosoprano Corinna Scheurle, per la prima esecuzione al Teatro Filarmonico. Nel brillante programma anche le Danze di Galanta di Zoltán Kodály (1882-1967): dal nome del luogo d’infanzia del compositore ed etnomusicologo, che le dedicò sei brani dai ritmi e colori popolareschi, ormai famosi in sala da concerto, che combinano sapientemente temi tzigani e raffinata orchestrazione. Pochi mesi li separano dalla Musica per archi, percussioni e celesta del conterraneo Béla Bartók, al centro dell’impaginato: un’esplorazione delle potenzialità sonore dell’orchestra, di cui sono isolate due sezioni, dal risultato unico, che affascinò anche il regista Stanley Kubrick, tanto da includerle nelle scene più ipnotiche e tese della sua celebre pellicola “Shining”.
Una ricorrenza riguarda lo stesso Bartók (1881-1945): ad 80 anni dalla sua scomparsa, Fondazione Arena propone anche le caleidoscopiche musiche complete del Mandarino miracoloso, in programma già il 28 e 29 marzo, accanto alla prima italiana di “Brink” di Donnacha Dennehy e al Terzo concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, il titanico “Rach 3”, con Mikhail Pletnev e la direzione di Ryan McAdams.