Indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo: passa l’emendamento dell’On. Orfini

Roma. Sono state ore di grande tensione per il sistema culturale italiano perché per qualche momento si è temuta la paralisi di una delle riforme più importanti – e attese – che l’ultima legislatura sia riuscita a realizzare: l’indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo, un istituto inizialmente pensato e inserito in un disegno di legge dell’On. Orfini, approvata grazie ad un più ampio consenso parlamentare e, soprattutto, oggetto di vivace apprezzamento da parte di tutti gli operatori del settore culturale. L’indennità di discontinuità, concepita per risolvere un problema emerso in tutta la sua forza nei duri anni della pandemia, rappresenterà uno straordinario strumento di welfare e, come tale, richiede ingenti somme di denaro. Di questo aspetto e, più generalmente, dei problemi legati al sostegno alla cultura parliamo oggi con l’On. Matteo Orfini, autorevole esponente del Partito Democratico e componente della VII Commissione della Camera dei Deputati.

Onorevole, ha da poco annunciato sui social che è stato approvato l’emendamento con la dotazione finanziaria per dar seguito alla legge istitutiva dell’indennità di discontinuità. È soddisfatto di questo risultato?

Tenendo conto del punto di partenza e del punto di arrivo non posso che essere soddisfatto del risultato raggiunto. Inizialmente, il tema della indennità di discontinuità prevista per i lavoratori del mondo dello spettacolo era stato completamente accantonato dal Governo e dalla maggioranza parlamentare. Nessuna risorsa economica era stata prevista nella manovra di cui stiamo discutendo in queste ore. Un fatto grave, che indubbiamente rendeva inoperante una riforma che, invece, ha una funzione davvero importante per il settore culturale. Siamo riusciti ad ottenere un finanziamento di 100 milioni di euro, che potranno coprire le richieste dei prossimi mesi. Abbiamo lottato per ottenere un finanziamento ben più ampio: eravamo, infatti, partiti chiedendo 150 milioni di euro da aggiungere ai 40 milioni già stanziati ma completamente ignorati dal Governo. La somma che abbiamo ottenuto è importante e potrà consentire la piena operatività di un istituto fortemente richiesto da chi lavora quotidianamente per la cultura. È vero che è difficile fare calcoli – proprio perché si tratta di un istituto nuovo per il quale non esistono conteggi di riferimento – ma è altrettanto vero che si tratta di una misura di welfare che avrà vari effetti positivi: sicuramente sulle persone, che vedranno diminuire i margini di incertezza delle loro vite, ma anche per il sistema economico, visto che sicuramente vi sarà una erosione – ci auguriamo, importante – del lavoro in nero.

La legge istitutiva dell’indennità di discontinuità fu approvata con una larga maggioranza parlamentare. Quali sono state le forze che hanno contribuito al finanziamento di questa misura nella manovra finanziaria?

L’emendamento da me presentato è stato sostenuto da tutto il Partito Democratico e da altre forze delle opposizioni. Molto più timida è stata la posizione delle forze di maggioranza anche se devo riconoscere un impegno proattivo del Presidente della Commissione On. Mollicone, al quale va riconosciuta una certa sensibilità verso questa problematica.

Altro tema che ha agitato il dibattito politico di questi giorni è quello relativo al bonus cultura. L’incertezza causata dalle dichiarazioni politiche che si sono succedute ha trovato una soluzione?

Anche in questo caso abbiamo assistito ad una grande confusione della maggioranza, la quale ha voluto lavorare ad una legge di bilancio complessa senza che, probabilmente, vi fossero le condizioni e, soprattutto i tempi. Il Governo ha voluto inserire troppe riforme strutturali, anche forzando, per certi aspetti, le regole proprie del bilancio. Il bonus cultura è un esempio di questo modo di procedere. Il rischio è che esso venga completamente snaturato rispetto alla sua funzione originaria che è quella di sostenere il consumo da parte dei giovani incentivando la domanda culturale. Il nostro è un Paese – e lo confermano gli studi e le statistiche – in cui i consumi culturali seguono le tendenze familiari. Se un ragazzo ha la fortuna di nascere in una famiglia in cui si legge, si va a cinema e a teatro oppure si ascolta musica vi saranno maggiori probabilità che egli stesso diventi fruitore di prodotti culturali. Il bonus cultura serve a scardinare questa situazione perché dovrebbe incentivare la domanda da parte di chi non ha una spiccata propensione al consumo di prodotti culturali. Il rischio, come anticipavo, è quello di cambiare radicalmente la struttura e, dunque, la funzione di uno strumento che ha dato ottima prova di sé.

Per concludere: quale è il bilancio sulle politiche culturali di questa manovra?

È un bilancio assolutamente negativo. La cultura è quasi del tutto assente. Manca una visione generale del tema e di questo, purtroppo, avevamo avuto sentore in occasione delle dichiarazioni programmatiche del Ministro Sangiuliano. Già in quel discorso si evincevano i notevoli limiti a cui sarebbe andato incontro, a distanza di poche settimane, il sistema culturale con la discussione della legge finanziaria. La cultura è completamente ignorata e forse l’unica vera misura degna di nota è proprio quella che ha previsto il finanziamento dell’indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo. Anche il tema dell’Alta Formazione Artistica e Musicale è completamente ignorato, nonostante vi siano urgenze da dover affrontare, in una dimensione sistematica e sistemica, nella consapevolezza che gli studi e le ricerche sulle arti e sullo spettacolo abbiano pari dignità rispetto a qualsiasi altra disciplina universitaria. C’è tanto lavoro da fare e questa manovra non ha di certo risolto – ma neppure affrontato – le vere esigenze/emergenze degli operatori culturali italiani. Terminata questa impegnativa sessione di bilancio, ci aspetta una ripresa dei lavori parlamentari in cui questi temi dovranno realmente rappresentare l’oggetto centrale di un dibattito costante.

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