Napoli. Lo scorso 28 giugno il tour “Hello World” dei Pinguini Tattici Nucleari, che si concluderà domani a Roma, ha fatto tappa allo Stadio Diego Armando Maradona in una serata indimenticabile. Quello che è andato in scena non è stato soltanto un concerto: è stato un viaggio collettivo, un rito pop condiviso da migliaia di persone tra luci accese, mani al cielo e cuori che battevano all’unisono.
Il prato era gremito di persone arrivate lì dalla mattina per riuscire a conquistare la transenna e pian piano anche gli spalti hanno iniziato a riempirsi. Nello Stadio aleggiava un clima magico, un’armonia perfetta, che lasciava intuire la serata da favola che tutti stavano per vivere.
Alle 21.15 le luci si sono spente, i cori si sono fatti più forti, la trepidante attesa si è trasformata in adrenalina. L’inizio è stato da brividi: dopo un countdown che ha reso tutto più reale, la band ha esordito proprio con “Hello World”. Per l’intero brano i ragazzi sono stati celati dietro ad un grande telo, poi la frase “sento un velo che cade dagli occhi e incomincia lo show” ha segnato l’attimo magico: il sipario è caduto, loro sono apparsi e un’esplosione di coriandoli ha letteralmente acceso lo stadio e gli animi. Da lì in poi è stato un crescendo continuo.
La scaletta ha alternato grandi hit e momenti intimi, trovando il perfetto equilibrio tra festa e riflessione. La grandezza dei Pinguini sta forse proprio in questo: riuscire a regalare grandi emozioni tutte diverse a distanza di pochi attimi. Con le loro canzoni ricche di citazioni riescono a trasportare chi le ascolta e le vive, soprattutto durante un live, in una sorta di mondo parallelo e, contemporaneamente, invitano a riflettere su temi attuali, importanti, il che non è scontato.
“Giovani Wannabe” ha fatto ballare tutti, mentre con “Ringo Starr” tutto il pubblico, non solo quello del parterre, è stato coinvolto fisicamente: “Tutti giù!” – e poi un salto collettivo sul ritornello. La bellezza dei loro concerti sta proprio nel coinvolgimento emotivo e sentimentale ma anche pratico che mettono in atto: in questo modo il tutto diventa ancora più dinamico e riesce ad avvicinare persone che tra loro non si conoscono per ballare insieme e vivere questi momenti di alienazione collettiva.
Durante “Hold On”, Riccardo Zanotti ha chiamato sul palco una fan che si è tatuata il titolo della canzone, regalando un momento di pura connessione; poi “Ricordi” e “La storia infinita”, impreziosita da una bellissima proposta di matrimonio avvenuta nel prato; poi un bicchiere d’amaro letteralmente bevuto su “Amaro” da Riccardo ha arricchito la canzone: prima di iniziare a cantarla, Riccardo ha spiegato il significato del brano mentre si versava nel bicchiere il liquore e durante il primo ritornello ha lasciato voce solo al pubblico mentre lui lo consumava, creando così un’atmosfera viva e intensa. Il tutto ha suscitato un’altalena di emozioni, che poi è proseguita con “Bottiglie Vuote”, durante la quale, a sorpresa, Max Pezzali è salito sul palco per duettare con la band in un’esplosione di luci.
“Alieni” è stata presentata da Elio che, con uno strano strumento, ha riprodotto il classico suono metallico e sospeso che si attribuisce al mondo extraterrestre, e durante la canzone Riccardo è “volato” sul palco; “Bergamo” è stato uno dei momenti più emozionanti: la band ha reso omaggio a Napoli modificando il testo in “l’università fatta alla Federico II”, mentre lo stadio si è trasformato in un cielo stellato grazie alle torce del telefono, la canzone è stata così cantata in un’atmosfera irreale e familiare, che ha coinvolto tutti gli animi e scaldato i cuori. Ma soprattutto, alla fine della canzone, Riccardo ha sottolineato che il brano è per tutte le case, anche quelle distrutte, mostrando poi sugli schermi la bandiera della Palestina. Si è così levato un forte applauso di amara consapevolezza.
La scaletta è continuata con “Scrivile scemo”, “Lake Washington Boulevard”, “Antartide”, che si è conclusa con un gioco di fuochi sul palco che ha dato anche subito il via a “Coca zero”, costruendo un passaggio scenico d’effetto, capace di trasformare l’atmosfera in pochi secondi.
Queste canzoni hanno preceduto un momento intimo e sentito, quello di “Piccola volpe”, che ha fatto diventare gli occhi un po’ lucidi, preparandoli così all’impatto di una delle ultime canzoni: “Migliore”, il brano dedicato a Giulia Tramontano, che è stato preceduto, e seguito, da qualche attimo di silenzio e, soprattutto, da un toccante monologo della sorella della vittima, Chiara Tramontano: “Giulia non è diventata un simbolo, è rimasta una persona. Questa canzone non è un ricordo, è piuttosto un passaggio, è un varco verso un mondo che forse non abbiamo avuto, ma che possiamo ancora immaginare: un mondo migliore”.
Sia queste parole sia quelle della canzone hanno fatto calare sullo stadio un velo di tristezza, di rabbia, che si è tramutato in lacrime che hanno rigato il volto di tutti.
Contrapposto a questo momento ce ne sono stati tanti altri che hanno infiammato il pubblico: “Islanda”, “Dentista Croazia”, “Verdura”, su cui anche Riccardo ha ballato, “La banalità del mare”, “Rubami la notte”, “Giulia” e “Ridere”, il cui ritornello è stato intonato a cappella solo dai fan, e un Medley dance con “Tetris”, “Bagatelle”, “Scooby Doo” e “Burnout”, unendo così canzoni più recenti a quelle “storiche”.
Dopo due ore dall’inizio del concerto la band ha presentato “l’ultima canzone”: “Pastello Bianco”, e Riccardo, come da tradizione, ha raccontato la storia della canzone, riservando una sorpresa al pubblico partenopeo: l’ultimo ritornello è stato cantato in napoletano.
La band ha poi finto di congedarsi per tornare sul palco con l’ultima vera canzone, cantata attorno a un falò, a cui anche il pubblico ha partecipato. Con “Titoli di coda” i fan hanno accompagnato la band nel backstage, mentre Riccardo ha fatto completare agli altri membri della band e ai tecnici che incontrava la frase “per chi resta fino ai titolo di…” con “coda”, in un’ultima complicità corale e facendo divertire il pubblico con completamenti non sempre esatti. Le telecamere li hanno seguiti fino a un tendone, che poi è stato chiuso da Riccardo dopo gli ultimi sguardi rivolti alla camera, tra le ultime urla del pubblico.
A un concerto dei Pinguini Tattici Nucleari a colpire non è solo la musica, ma è anche tutto ciò che circonda il live: i rapporti che si istaurano tra i fan, le magliette con frasi delle canzoni o anche divertenti, le grafiche curate e ipnotiche stile videogioco che hanno accompagnato la maggior parte delle canzoni, stesso stile degli strumenti, particolari e incisivi, i giochi di luce continui, le animazioni immersive ma soprattutto l’alchimia tra i membri della band che poi si trasmette anche al pubblico, che diventa specchio della stessa. Uniti, affiatati e autentici, trasmettono al pubblico un’energia unica.
Riescono a far ridere, riflettere, commuovere, pensare. A creare uno spettacolo in cui tutti possono ritrovarsi. I Pinguini Tattici Nucleari non sono più solo una band di successo: sono una certezza generazionale, una speranza in un mondo in cui esporsi e lanciare messaggi di pace, di attualità, non è più così scontato. E Napoli li ha aspettati per poi accoglierli a braccia aperte e continuerà a farlo.
Con il cuore pieno e la voce roca, chi era presente lo sa: quella sera, nello stadio, è successo qualcosa di speciale.