Roma. È di questi giorni la notizia che gli sceneggiatori di Hollywood, dopo circa cinque mesi di protesta, hanno concluso il loro lungo sciopero in seguito al raggiungimento di un’intesa con i produttori televisivi e cinematografici; pur trattandosi di un accordo di natura provvisoria, che richiede ancora una codificazione in termini legali più specifici, è senz’altro un importante punto d’incontro tra la Writers Guild of America, il sindacato che raccoglie scrittori e autori che lavorano per tv e cinema, e la Amtpt, l’associazione che invece rappresenta i grandi produttori.
Come si ricorderà, i motivi che lo scorso maggio avevano spinto gli sceneggiatori ad intraprendere questo sciopero riguardavano i termini di rinnovo dei contratti scaduti, la definizione delle percentuali sui diritti provenienti dalle repliche in streaming e – questo il nodo più difficile da sciogliere – il pericolo che il sempre più pervasivo utilizzo dell’intelligenza artificiale potesse condurre ad una sostituzione nello svolgimento del loro lavoro.
Il risultato raggiunto dal Writers Guild of America – che rappresenta oltre 11mila sceneggiatori e addetti ai lavori – consiste nella sottoscrizione, da parte dei produttori hollywoodiani, di un accordo di poco meno di 100 pagine (“Memorandum of Agreement”), in cui vengono previste nuove condizioni lavorative e garanzia sotto vari profili, con miglioramenti per un valore stimato di 233 milioni di dollari all’anno.
Per quanto riguarda invece, nello specifico, le sfide poste al fenomeno creativo dall’utilizzo dei sistemi generativi, la soluzione a cui si è giunti non va nella direzione della proibizione, ma piuttosto di una più forte limitazione.
L’accordo, infatti, prevede ad esempio che l’intelligenza artificiale non possa essere utilizzata per realizzare materiale letterario e che i contenuti da quest’ultima prodotti non possono dunque intaccare i crediti o i diritti degli autori, in quanto non coperti dall’accordo stesso; in altre parole, l’utilizzo di piattaforme come “ChatGPT” per integrare il lavoro degli sceneggiatori non può influire sugli accordi intercorsi tra le parti dell’accordo.
L’accordo raggiunto prevede poi la possibilità per l’autore di decidere se impiegare o meno l’intelligenza artificiale nelle sue attività ma previo accordo con la società per cui deve realizzare l’opera. Non vale tuttavia il contrario: una produzione non può imporre agli autori l’utilizzo di software che funzionino secondo l’IA così da diminuire il loro compenso o i tempi di realizzazione; medesime considerazioni valgono nel caso in cui un autore modifichi un contenuto già esistente, sul quale non devono essere previamente intervenuti sistemi generativi.
Un ultimo punto dell’accordo riguarda infine la tutela del diritto d’autore, in quanto è stato ribadito da parte del sindacato come sia proibito utilizzare il materiale realizzato dagli scrittori per svolgere un’operazione di “addestramento” dell’intelligenza artificiale.
In definitiva, seppur in attesa di informazioni più chiare e dettagliate, può affermarsi come il timore di una futura “automatizzazione” della creatività e dei rischi a quest’ultima connessi abbiano oggi contribuito alla realizzazione di un accordo che rappresenta senz’altro un importante precedente nel solco delle sfide che dovranno essere necessariamente affrontate nei prossimi anni.
Intanto, l’effetto più immediato dell’intesa è la riapertura di molti set, bloccati per l’assenza di sceneggiatori e addetti ai lavori, e così la ripartenza definitiva dei colossi delle produzioni televisive e cinematografiche dopo 146 giorni di stop per quello che è stato uno degli scioperi più lunghi della storia di Hollywood.