Le radici e il ritorno: Revelè racconta la sua arte e la sua Napoli per “Arti e Spettacolo”

Napoli. Cantautore partenopeo, classe 1997, Giuseppe Cacciapuoti, in arte Revelè, è una delle nuove voci della scena musicale italiana. Dopo un percorso che intreccia musica, teatro e scrittura, debutta con “‘O MAR ‘O MAR”, distribuito da Artist First, un brano che mescola pop elettronico, sonorità urban e atmosfere cinematografiche, mantenendo sempre al centro testi viscerali e autentici.
Il videoclip, diretto dallo stesso artista e interpretato da Sveva Mariani, già co-protagonista della serie “A Casa Tutti Bene” di Gabriele Muccino, restituisce tutta la forza simbolica e intima del mare di Napoli, madre e amante, radice e ritorno.
Lo abbiamo incontrato per parlare di questo suo primo interessante lavoro, della sua visione artistica e di un percorso che muove i primi passi con la forza e la fragilità di chi sceglie di mostrarsi senza maschere.

Il tuo brano d’esordio, “‘O Mar ‘O Mar”, porta con sé un atto di dichiarazione artistica. Se dovessi riassumere in poche parole chi è Revelè e cosa vuole raccontare al suo pubblico, cosa diresti?

Revelè nasce come un atto di rivelazione: non è solo un nome, ma un bisogno di dare voce a chi spesso rimane nascosto. Io voglio raccontare l’essere umano nella sua verità, fragile e potente allo stesso tempo. Revelè è uno spazio dove le emozioni trovano forma, dove ognuno possa sentirsi meno solo e riconoscersi in un suono, in una parola, in un respiro.

Hai raccontato che ‘O Mar ‘O Mar è nato da una distanza fisica ed emotiva dalla tua terra. In che modo questa lontananza ha influito sulla scrittura del brano? Se lo avessi composto vivendo stabilmente a Napoli, cosa pensi sarebbe stato diverso?

La distanza è stata necessaria per trasformare il mare in nostalgia. Lontano da Napoli, il mare non era più solo un orizzonte ma un richiamo costante, un luogo interiore in cui tornare. Se fossi rimasto a viverlo ogni giorno probabilmente non avrei avuto la stessa urgenza di raccontarlo: la lontananza lo ha reso ferita e cura insieme. È proprio in quel vuoto che la canzone ha trovato la sua voce.

Il tuo percorso abbraccia musica, teatro e scrittura: in che modo queste tre anime dialogano dentro di te quando crei un progetto artistico?

Non le vedo come strade separate ma come parti dello stesso linguaggio. La musica è il respiro, il teatro è il corpo, la scrittura è la radice. Quando creo, tutto si intreccia: una canzone nasce da un’immagine che potrebbe essere scena teatrale, da una parola che diventa poesia, da un’emozione che trova ritmo in musica. Sono tre voci che si alternano, ma sempre per raccontare la stessa verità.

Nel videoclip hai scelto di dirigere tu stesso la narrazione visiva. Quanto per te la regia è parte integrante del tuo modo di scrivere musica e pensi che in futuro continuerai a unire queste due dimensioni?

Per me la musica non si ferma all’ascolto, ha bisogno di un’immagine che la accompagni. La regia è un’estensione naturale della scrittura musicale: quando penso a un brano, immagino subito i colori, i movimenti, il ritmo visivo che lo racconta. Credo che in futuro continuer a unire queste due dimensioni, perché mi interessa costruire un linguaggio completo, che non separi mai il suono dallo sguardo.

Nel brano c’è un forte legame tra fragilità e potenza, tra assenza e ritorno. Qual è per te il momento creativo in cui queste opposte tensioni riescono a trasformarsi in musica?

Succede quando smetto di controllare e mi lascio attraversare. È nell’istante in cui una ferita si apre e, invece di restare silenziosa, trova un ritmo, una melodia. La fragilità diventa forza proprio quando si fa canto. Per me la musica nasce da lì: dal contrasto, dall’opposizione, dalla tensione che si risolve in un suono che non appartiene più solo a me ma a chi ascolta.

Quali sono i prossimi passi del tuo progetto musicale?

Il viaggio di Revelè è solo all’inizio. Dopo ‘O Mar ‘O Mar arriveranno nuovi singoli, e a gennaio il mio primo EP. Voglio che ogni uscita sia un tassello di un linguaggio sempre più riconoscibile, che tenga insieme le mie radici mediterranee e una visione che guarda lontano. Il mio obiettivo è costruire una casa creativa dove musica, immagini e parole possano convivere e continuare a crescere. Revelè per me non è solo un progetto: è un percorso che vuole diventare voce, incontro e futuro.

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