Pordenone. Gustare l’arte in presenza e non più attraverso le suggestioni virtuali che pure ci hanno permesso di tenere un contatto stabile con la cultura e lo spettacolo nelle lunghe settimane di lockdown: è la grande novità della fase 3 che si apre in questi giorni, e in Friuli Venezia Giulia vede come apripista, sul piano espositivo, la grande personale dedicata all’artista Massimo Poldelmengo, talento eclettico capace di spaziare dalla pittura e dalla scultura a intense opere grafiche di forte impatto emotivo. Da lunedì 15 giugno, infatti, e fino al 20 settembre, nelle due sedi di Pordenone presso la Galleria Sagittaria del Centro Culturale Casa Zanussi, e di Spilimbergo presso la Fondazione Ado Furlan a Palazzo Tadea e Castello (qui visitabile anche per tutto il mese di ottobre), apre la mostra “L’Opera al Nero”, curata da Angelo Bertani e Caterina Furlan, promossa dal CICP – Centro Iniziative Culturali di Pordenone, in sinergia con la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, la Fondazione Ado Furlan e il Centro Culturale Casa Zanussi di Pordenone. L’arte torna in scena, dunque, attraverso un’esposizione ricca di una cinquantina di opere estremamente rappresentative dell’arte di Poldelmengo, “l’artista – spiega la presidente CICP Maria Francesca Vassallo, coordinatrice del progetto – è arrivato con le sue opere in un momento in cui l’invisibile ha invaso e fermato mezzo mondo. A rompere gli schemi usuali con gli studi di spazi e di volumi da porre in equilibrio fermo, oppure azzardato, attraverso muri e pareti. Su cui ancorarsi o da trafiggere. Ma è così che gli artisti si esercitano a vivere, cercando e ricercando, in profondità, in continuo…”.
L’ingresso alla mostra è libero su appuntamento e dietro prenotazione, disponibili anche visite guidate, catalogo in Galleria. Dettagli online CICP www.centroculturapordenone.it / cicp@centroculturapordenone.it e Fondazione Ado Furlan www.fondazioneadofurlan.org / info@fondazioneadofurlan.org.
L’allestimento del progetto prevede innanzitutto un vasto piano espositivo al Centro Culturale Casa Zanussi di Pordenone. Nella Sala Grande della Galleria Sagittaria i visitatori troveranno 12 disegni a penna su carta, cinque opere su carta con tecnica mista, tre foto con stampa a pigmenti su carta cotone, e ancora una “specchiera”, ovvero la scultura in legno combusto con specchio e pendolo-ingranaggio su foglio d’oro, tre Metronomi combusti e un’Ultima Nota, ovvero una opera unica composta da 10 quadri di piccole dimensioni e da un flauto traverso. Ulteriori opere saranno allestite nella Sala Zuzzi, con piedistalli inclinati in ferro, vetro, carta e pendolo, e con una sequenza di grafiche tutte realizzate fra il 2015 e il 2020. All’ingresso del Centro Zanussi i visitatori saranno accolti da un’opera storica del 1992, “Il tempo di Canova”, e dai progetti di sei opere pubbliche realizzate da Massimo Poldelmengo. Nelle sedi di Spilimbergo sarà esposta, con vari disegni, una delle opere più iconiche dell’arte di Poldelmengo, il pianoforte brunito dal fuoco. “L’alchimia come processo artistico intuitivo è presente nel lavoro di Poldelmengo fin dagli inizi – osserva il curatore Angelo Bertani – e continua ad essere una costante anche oggi, nelle distruzioni o nelle combustioni paradossalmente rigenerative che di recente hanno trovato come oggetto/soggetto pure il pianoforte ora esposto nella sede spilimberghese della Fondazione Furlan: del resto, con coerenza, egli ha voluto intitolare questa sua personale “Opera al nero”, a indicare la nigredo, la prima fase del processo in cui la materia deve essere decomposta perché possa recuperare la condizione che rende possibile la creazione. E infatti, è bene precisarlo, Massimo Poldelmengo in verità non vuole distruggere nulla, tutt’altro: egli ci segnala, ora con la pregnanza fattuale della materia, ora con un improvviso inclinarsi delle cose (e magari anche dello specchio in cui dovremmo riconoscerci), che la nostra presunzione di uomini di fatto brucia con il bruciare del tempo, ma che a salvarci può essere proprio una nota d’oro che resiste, nonostante tutto, a ogni incendio. Da alchimista qual è, Poldelmengo ci invita a non smettere di credere nella pietra filosofale dell’arte”. E ancora spiega Bertani: “nelle opere di Massimo Poldelmengo il senso della temporalità ha un ruolo centrale […]. Egli sceglie i materiali per le sue opere sulla base dell’energia e della temporalità che essi possono esprimere. Il ferro e il vetro sono da lui solitamente utilizzati proprio per le diverse reazioni percettive che essi offrono anche in rapporto con la dimensione temporale. Certo il percorso di Massimo Poldelmengo negli anni si è ulteriormente precisato ed esteso, articolandosi anche in realizzazioni scultoree per spazi pubblici e nella progettazione di lavori pensati in stretta relazione con l’architettura sacra. E con il procedere degli anni nel lavoro ha avuto un ruolo sempre più importante il fuoco, inteso come strumento creativo ma soprattutto come agente costitutivo, ovvero componente in assenza, dell’opera”.