Gibellina, “la città frontale” dove i sogni diventano realtà

Gibellina. Si chiudono con l’anno 2020 le celebrazioni per il centenario della nascita di Pietro Consagra (Mazara del Vallo 6/10/1920 – Milano 16/7/2005): l’Assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana e la Fondazione Orestiadi gli rendono omaggio, raccontando con un video la straordinaria figura dell’artista che più di ogni altro ha segnato in maniera indelebile il progetto di ricostruzione della città del Belìce, trasformandola in uno dei siti più suggestivi dell’intera  Sicilia.

La creatività astrattista di Pietro Consagra è ripercorsa nel video diretto da Alfio Scuderi e Dario Palermo e girato nella città belicina. Un racconto per immagini di un artista la cui personalità ha attraversato le fasi principali dell’arte internazionale del XX secolo, e del suo rapporto con la città di Gibellina, scandito dai testi di Ludovico Corrao, intellettuale, politico e artefice della ricostruzione della città, recitati dalla voce narrante di Filippo Luna e accompagnati dalle musiche originali eseguite dal vivo di Gianni Gebbia.

Al fianco di Ludovico Corrao, al quale era legato da una profonda amicizia e condivisione valoriale, Pietro Consagra si inserisce a pieno titolo tra i maestri dell’arte astratta italiana del dopoguerra, insieme agli amici Carla Accardi di Trapani e Antonio Sanfilippo di Partanna, anch’essi parte del gruppo “Forma”. Il rapporto con la città fu sin da subito fortissimo, viscerale. All’indomani del terremoto del 1968 che rase al suolo Gibellina, Consagra vi approdò per dar conto alla sua irresistibile urgenza di solidarietà, per tenere fede al suo impegno politico e artistico. Con le serate con Dario Fo e Franca Rame, con Ignazio Buttitta e Rosa Balistreri, con Danilo Dolci e con i giovani venuti da tutto il mondo a disegnare i murales, a costruire le sculture, ad animare le lotte per la ricostruzione nelle piazze del parlamento regionale e a Montecitorio.

“Gibellina è riuscita dove nessun’altra città ha saputo mirare, ha ottenuto attenzione come una provocazione mentre in verità, l’intento ero stato quello di fare fronte a una necessità individuale e collettiva”.

Attraverso le sue opere, l’uomo entra dentro l’opera d’arte, la vive e vi si lascia sognare per vivere la felicità. L’arte, a Gibellina, afferma il suo diritto a fantasticare; da tali premesse l’intera città divenne presto il teatro a cielo aperto contraddistinto dalla maestosità del nuovo che si mescola alle arcane radici. Esempio di tale connubio ne sono le sue opere dislocate su tutto il territorio; opere quali “La Stella, Porta del Belice”, realizzata nel 1981.

“Essa si presenta come un arco di trionfo che richiama fortissimamente le feste dei nostri paesi, è una stella cometa che indica la nuova via, la nuova nascita. Può essere intesa come porta di una città sempre aperta e ancora, il segno sociale di un territorio, di un’arte nuova proprio nel cuore della ruralità. L’arte contemporanea nel cuore della ruralità sicula profonda”.

Ma anche il suo “Teatro”, realizzato nel 1992 nella piazza dedicata a Joseph Beuys e “Meeting” il primo edificio rappresentativo della sua visione di architettura “frontale”, caposaldo dell’intera sua opera di sculture visionario, compiuto tra gli anni 1972/1983; la grande porta del Cimitero della città, “Riferimento all’irripetibile”, quest’ultima realizzata nel 1977 e infine la monumentale opera realizzata all’ingresso del complesso architettonico del “Baglio Di Stefano” sede storica della Fondazione Orestiadi.

Un progetto di ricostruzione e un progetto di rinascita di un’intera comunità, comunque sempre attuale. “Consagra era una persona dai convincimenti artistici e sociali fortissimi, umorale, anche nelle polemiche contro l’architettura moderna ed altre forme d’arte, ma dolcissimo – ebbe a dire Corrao – nel rapporto umano e nella costruzione di un sistema di città che riflettesse il principio della trasparenza, della libertà e della luce negando la tridimensionalità”. Lui credeva fortemente nella funzione sociale impersonata dall’ artista, nella necessità di legarsi alla creatività continua dell’arte che esprime fiducia, inserirsi con la scultura e la pittura nella emozionalità delle immagini, vivere la sensazione spirituale che proviene dall’ornamento “come aiuto a stare nel mondo”.

Con queste parole Ludovico Corrao ricorda l’opera di Consagra a Gibellina, dove l’artista lavorò con pieno entusiasmo e condivisione del progetto, già nelle baraccopoli, comprendendo che il progetto di rinnovamento di una città, di una comunità, fosse soprattutto un programma politico di arte e libertà, superando le indicazioni dell’arte del realismo socialista.

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