“Fantozzi. Una Tragedia”, un’esilarante e amara riflessione sul personaggio interpretato da Paolo Villaggio

Napoli. Dal 7 al 12 gennaio al Teatro Bellini è in scena “Fantozzi. Una Tragedia”, esilarante, delicata e amara commedia sul personaggio di Fantozzi e il suo mondo surreale, come raccontato da Paolo Villaggio nei suoi libri.
Forse pochi ricorderanno che questi iniziò la carriera come giornalista collaboratore dell’Europeo, dove furono pubblicati per tre anni consecutivi i racconti “La domenica di un impiegato”, che contribuirono ad aumentare considerevolmente le vendite del settimanale.
Poi, Nicola Carraro della dinastia Rizzoli ebbe l’intuito di raccogliere queste storie in un libro dal titolo “Fantozzi”, pubblicato a Milano nel 1971, edito dalla Rizzoli appunto, che ebbe un successo clamoroso vendendo 1 milione di copie.
Al primo ne sono seguiti altri 5 rendendo così il personaggio molto popolare, ma già con il secondo Paolo Villaggio interpretò lui stesso Fantozzi nel film omonimo, diretto da Luciano Salce, cui è seguita una vera e propria saga del ragioniere più famoso d’Italia.
Quella del Bellini è una produzione del Teatro Nazionale di Genova, di Enfi Teatro, del Nuovo Teatro Parioli e Geco Animation, con una drammaturgia scritta da Davide Livermore (che ne è anche regista), Andrea Porcheddu, Carlo Sciaccaluga e Gianni Fantoni, quest’ultimo collaboratore storico di Paolo Villaggio, che ha fatto propria la maschera scenica a tal punto che nei tratti fisici e nell’eloquio è più fantozziano di Villaggio.
Egli ha raccolto quell’eredità lasciatagli dallo stesso autore genovese, con l’intelligenza però di non ricalcare pedissequamente un personaggio legato inevitabilmente a quegli anni ’70 – ’80, ma dandogli una nuova vita, una rilettura in chiave moderna, come chi si avvicina ai classici con grande rispetto per poi tradurli nella realtà contemporanea.
Da un lato, allora, ha offerto una serie di sketch comici relativi alla vita di Fantozzi, divisi per argomenti: Fantozzi e il lavoro, Fantozzi e lo sport, Fantozzi e le donne etc., e dall’altra è sceso nella profondità di ciascun personaggio interrogandosi alla fine sulla condizione dell’uomo di oggi e sul suo destino.
Simpatiche alcune soluzioni sceniche come quella di rendere il movimento dell’auto Bianchina (che peraltro è stata personificata), dove gli attori sono le componenti del mezzo mentre altri due gli alberi lungo il percorso. Ancora, la pioggia di palline da tennis cadute sul palcoscenico, a conclusione della famosa partita con il Ragionier Fillini.
Così come la rottura più volte della quarta parte, ad esempio con la discesa in platea degli attori a spruzzare il profumo usato dalla moglie Pina quando si innamora del panettiere, o anche l’accensione un paio di volte delle luci in platea interrogando e facendo partecipare il pubblico, aspettandosi delle risposte.
Indovinata la trovata di inserire il personaggio delle “didascalie del libro” per meglio spiegare e risolvere alcuni passaggi che sono semplici al cinema meno a teatro.
Anche lì poi dove ripete le scene grottesche viste nel film, come quella della partita a tennis nella nebbia e l’utilizzo errato del congiuntivo (“batti”, “dichi”, “facci”, “venghi”…), Fantoni non lo fa mai in maniera banale ma sempre con una nota di originalità.
Il merito della buona riuscita della messa in scena è indubbiamente anche degli attori, tutti di spessore, che accompagnano Fantoni in questa avventura: Paolo Cresta, Cristiano Dessì, Lorenzo Fontana, Rossana Gay, Marcello Gravina, Simonetta Guarino, Ludovica Iannetti, Valentina Virando; tutti bravi anche se mi sarebbe piaciuto vedere qualche scena in più dedicata alla mitica signorina Silvani, il cui interprete ricordava molto Anna Mazzamauro.
Belle le luci (sono di Aldo Mantovani) e le scene (sono di Lorenzo Russo Rainaldi), essenziali alcuni arredi, da notare la nuvola di Fantozzi in raso grigio con pendenti in cristallo che viene calata all’alto. I costumi sono di Anna Verde e la supervisione musicale di Fabio Frizzi.
Infine, qualche spettatore era inizialmente spaventato dai 160 minuti di durata dello spettacolo, ma c’è da dire che c’è un intervallo e il modo in cui è costruita la commedia, interattiva e con continui cambi di ritmo dei vari episodi, la rendono leggera e scorrevole, in definitiva godibile.

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